Conosco e seguo Andrea Bacchetti da 15 anni. Ho imparato ad apprezzare il suo pianismo lentamente. Di solito. confesso,
tendo ad entusiasmarmi subito. Ascolto un giovane e dal suo modo di suonare, di stare sul palco, di interagire con gli
spettatori, dalle sue scelte di repertorio, ricevo un'immagine immediatamente molto chiara. E quando mi piace è la prima
impressione a marcare un imprinting che mi trascino negli anni. Con Bacchetti è andata diversamente. La sua musicalità
mi è arrivata subito, il suo pianismo, invece, l'ho apprezzato a poco a poco perché è assolutamente originale. Non è il
solito pianista "forte e veloce", ma neppure un pianista che "suona sulle uova". Ha un modo di toccare
il pianoforte che rende gli 88 tasti davvero uno "strumento" per fare musica. Dopo pochi secondi smetti di
sentire la "meccanica" e ti lasci andare al suo legato che pare un canto.
Ma Bacchetti non ha smesso di stupirmi anche per le sue scelte totalmente anticonformistiche. Come l'idea di apparire in
televisione in programmi di grande ascolto. da "Striscia la notizia" al "Chiambretti Show", per
sottolineare e rendere artistico il contrasto tra il pianista classico, fuori dal tempo, rigoroso, e le curve pericolose
delle "Veline". Siparietti che hanno dato un'immagine fresca. vitale, del pianoforte nella società contemporanea.
Maestro Bacchetti, i lettori di Suonare news l'hanno ascoltata la prima volta nel 2006 nel monumentale ciclo bachiano
delle Goldberg e oggi tengono in mano un nuovo cd, allegato a questo numero di gennaio, con la Suite Francese n. 5 del
genio di Eisenach. Che cosa rappresenta per lei Bach e quanto è importante nella storia del pianoforte, uno strumento per
il quale egli non ha mai scritto e che oggi sembra averlo riscoperto?
Bach è il compositore che amo di più. E' molto difficile spiegare razionalmente il fascino della sua musica. L'universalità
del suo messaggio parla da sé. Attraverso la perfezione della struttura rivela un'emozione indescrivibile. Più ci lavori
e più scopri aspetti sempre nuovi. L'interpretazione dovrebbe sempre essere una sintesi della ragione e del cuore attraverso
la personalità dell'esecutore. Poi c'è l'armonia che anima l'architettura, le dà vita e la rende sempre imprevedibile, e
fa crescere l'emozione. Bach mi accompagna tutti i giorni all'inizio della giornata di studio e mi dà maggiore soddisfazione
nell'esecuzione ma anche maggiore difficoltà nell'apprendimento. Le Variazioni Goldberg le suono tutti i giorni da circa
10 anni! Le ho incise più volte perché la mia lettura è cambiata molto nel tempo, e mi sarebbe dispiaciuto lasciare una
lettura che non corrisponde più alla mia visione di oggi. La mia lunga frequentazione artistica con Luciano Berio mi ha
insegnato a vedere con "gli occhi" di oggi il grande repertorio del passato.
A soli 36 anni ha già al suo attivo un'imponente attività discografica che conta almeno 25 cd incisi per tante etichette
diverse. E con un repertorio che spazia dai clavicembalisti a Berio. Che cosa la spinge a entrare in sala di registrazione
così spesso?
Sin da bambino ho sempre avuto grande interesse per i dischi. Ascoltavo ore e ore i grandi pianisti, strumentisti, orchestre
e mi attraevano moltissimo le diverse interpretazioni, nel tempo, dei grandi che hanno fatto la storia. Ho sempre creduto,
infatti, che la progressiva crecita e maturazione di un artista costituisca un "osservatorio" importantissimo della
propria vita musicale, dello sviluppo del pensiero, dell'esperienza, fino alla più ampia maturità, che è facile osservare
confrontando le registrazioni giovanili con quelle più datate di uno artista e, anche, della stessa partitura. Per questo mi
attrae moltissimo osservare, con il passare degli anni, il mio modo di suonare, di crescere, di capire le ragioni del
cambiamento, dell'evoluzione, "consapevolizzare" le diverse esperienze artistiche che sono per me di grande
importanza in quel "crescendo in continuo" sul quale ho sempre cercato di costruire la mia vita musicale.
Dal 1998 suona regolarmente a Milano per le "Serate Musicali", un sodalizio quasi esclusivo che ha il sapore
d'altri tempi, oggi che il mercato concertistico è totalmente aperto, In generale come si relaziona alle società di concerti
che la invitano?
Il M° Fazzari, com'è noto, oltre ad essere il direttore artistico delle "Serate Musicali", è anche un grande artista.
Ho trovato molte affinità fra il mio e il suo pensiero musicale. In tutti questi anni abbiamo realizzato progetti che hanno
raccolto l'apprezzamento del pubblico milanese e della critica. Mi ha segnalato ad importanti orchestre ed associazioni
concertistiche che mi hanno consentito di farmi conoscere attraverso esperienze di rilievo internazionale. E' mia convinzione
che - soprattutto in Italia - molti organizzatori dovrebbero approfondire più direttamente e in maniera più specifica le
qualità artistiche. Oggi, grazie alla multimedialità è possibile ascoltare - quasi come dal vivo - artisti di ogni genere
e di ogni livello. Le più autorevoli riviste internazionali, anche la vostra, favoriscono la conoscenza attraverso recensioni,
interviste, dunque è meno difficile del
passato individuare i talenti, le eccellenze, i "valori", evitando
condizionamenti legati più alla comunicazione che alla "Musica". Il mio rapporto con gli organizzatori si fonda
su questi principi nella consapevolezza che il mio impegno, il mio rigore, ma soprattutto la mia voglia di "crescere in
continuo", di essere consapevole della responsabilità di un interprete nel mondo di oggi venga valorizzata. Devo dire
con molta onestà che, a differenza del passato, incontro sempre più spesso persone molto sensibili in questa ottica, più
attente alle eccellenze che al
marketing, con le quali il "confronto" è sempre più interessante costruttivo e
creativo.
Negli ultimi anni la vediamo sempre più spesso in televisione e in trasmissioni di grande ascolto come "Striscia la
notizia" o "Chiambretti Show". I pianisti classici di solito snobbano il piccolo schermo, evidentemente lei la
pensa diversamente. La vedremo ancora in Tv?
Più che una scelta, una serie di favorevoli opportunità. Mi sono trovato molto a mio agio, Assolutamente! Un mondo nuovo,
innovativo, sicuramente controcorrente per farsi conoscere, anche come musicista classico: ma anche per incontrare tanta gente,
che di norma non conosce il "nostro" mondo. Soprattutto tanti giovani. Nelle occasioni più disparate raccolgo
apprezzamenti molto sinceri per la spontaneità, per il coraggio di proporre ma anche di far apprezzare "Mozart" in
mezzo alle "Veline". Mi chiedono, vogliono capire la poliedricità di un musicista che riesce a passare dalle
Goldberg
di Bach ad accompagnaare dal vivo artisti del calibro della Vanoni, di Emma, di Venditti. Forse qui viene fuori la mia anima di
jazzista quando da bambino mi piaceva improvvisare sulle grandi melodie di questa musica bellissima. Uno stimolo, un'opportunità
in più per conoscermi meglio, per venirmi ad ascoltare in concerto. Ai miei concerti c'è sempre tanta gente, tanti giovani,
studenti di Conservatorio che alla fine mi vogliono incontrare. Mi chiedono come si fa a raccogliere le 5 stelle dalla BBC o
dall'
American Record Guide e poi trovarsi a proprio agio con alcuni temi della più grande musica leggera italiana. La risposta
è semplice: tanto studio, rigore, entrare nella musica a tutto tondo, senza limitazioni formali, entusiamo, voglia di cercare
cose belle e sempre nuove, versatilità e, non so se posso dirlo, talento che non esclude anche un po' di follia. Per questo
spero di poter tornare presto in questo ambito con idee nuove e con qualche sorpresa...
I concorsi pianistici ormai sono diventati il trampolino di lancio per le nuove generazioni. Forse non sono la soluzione
ideale, ma al momento non ci sono alternative. Dovesse un giorno avere la direzione artistica di un grande concorso, quale
sarebbero le prime cose che farebbe per migliorarli?
Domanda molto interessante, ma molto difficile. Non è facile attraverso pochi momenti esecutivi giudicare l'autenticità di un
artista. Oggi credo si guardi molto soprattutto al virtuosismo ed alla spettacolarità, forse bisognerebbe guardare un po' di
più "dentro" al talento, alla personalità. A me piacerebbe molto "parlare" con i concorrenti, conoscerli;
capire il loro pensiero (non solo il
curriculum), la loro maturità culturale e di vita. Insomma non giudicare solo l'esecuzione
in se stessa ma anche le molte altre doti caratteriali, oggi sempre più indispensabili per costruire una solida carriera che,
comunque - credo - necessiti sempre di più di lunghi anni di studio, sacrificio, entusiasmo e determinazione.
Siamo circondati da pianisti cinesi. Prima i loro nomi nei cartelloni concertistici internazionali erano un'eccezione, oggi
sono la norma. Il futuro del pianoforte ha gli occhi a mandorla?
Non lo so. Qui si pone sempre di più problema della formazione. Il talento è il punto di partenza. Indubbiamente. Ma bisogna
coltivarlo, farlo crescere. Guidarne la maturazione, indirizzarlo, giorno dopo giorno con impegno e sacrificio. E dunque il
problema è la capacità da parte della scuola di essere la protagonista di questa crescita. In questo ambito, forse, in Cina,
come in Russia o in altri paesi europei, c'è molta più attenzione che in Italia. Sinceramente conosco molto poco questa
situazione. Il mio interesse è più orientato sul mio "studio" che non su quello dell'insegnamento.
Ogni pianista ha il suo strumento preferito. Immagini di non aver problemi di budget, su quale grancoda ama affondare
le mani?
Da molto tempo mi sono innamorato dell'eccellenza di Fazioli. Per la sua superba morbidezza di suono, il colore caldo,
l'eccellenza del pedale tonale. Una tastiera straordinariamente duttile. A volte ti sembra di "dialogare" con lo
strumento: tu chiedi e lui risponde: sempre in perfetta sintonia. Senza mai dimenticare l'entusiasmo, oltre che la professionalità
elevatissima, di tutto lo staff. Quando vado a suonare o registrare nella magnifica Fazioli Concert Hall mi sembra di essere
"fuori dal mondo": funziona tutto alla perfezione, emozioni indimenticabili. Che poi, naturalmente, si ripetono
nelle sale da concerto.
Leggiamo sulla stampa internazionale di interessanti progetti discografici. Ci racconta qualcosa?
Nel 2004 ci siamo seduti a un tavolo con la direzione di Sony Classical Italia e ci siamo resi conto che i tempi stavano
cambiando e che in un mercato tendenzialmente saturo di interpretazioni dei grandi della storia, bisognava trovare una strada
diversa: innovare, diversificare. Abbiamo puntato a musiche praticamente sconosciute. Si tratta di un barocco tastieristico
italiano il cui caposcuola è Scarlatti e la cui estrema propaggine è proprio Cherubini, una sorta di Haydn italiano. Pagine
apparentemente non troppo difficili e che riflettono la cantabilità dell'opera italiana. Ecco dunque i cd con le sonate di
Cherubini, di Galuppi, Marcello e "
The Scarlatti Restored Manuscript" tratto dai manoscritti ottenuti grazie alla
disponibilità della Biblioteca Marciana di Venezia e al prezioso sostegno di Banca Carige. Abbiamo ricevuto grande attenzione
da parte del pubblico e della critica per il valore dei nostri quasi maniacali approfondimenti. Il prossimo cd sarà dedicato
a Hasse, quindi verso Napoli.
Il secondo progetto, la "
Bach Edition" si fonda su una filosofia di mercato diversa, ma soprattutto sul "pensiero"
che nasce negli anni delle mie preziosissime frequentazioni da un lato con Luciano Berio e dall'altro con Rudolf Baumgartner a
Lucerna. Il tutto sotto la sapiente regia di Franco Scala, mio grande insegnante all'Accademia di Imola. In quegli anni, infatti,
ho avuto l'importantissima opportunità di studiare i classici (Bach, Mozart, Beethoven) sia raccogliendo la grande esperienza
e cultura storica di Baumgartner, credo uno dei massimi interpreti nella storia di questo repertorio, che il nuovo, straordinario
linguaggio della contemporaneità del quale Berio è stato - com' è noto - una delle massime espressioni che hanno lasciato il
segno indelebile nella storia. Negli anni poi queste esperienze sono maturate, cresciute, "digerite" dentro di me
giorno per giorno. Il primo doppio cd con le
Suite Francesi è stato accolto molto bene dalle più prestigiose riviste nel mondo.
Questo ci ha incoraggiato a pubblicare il secondo cd "
The Italian Bach" che è uscito recentemente. E adesso stiamo
pensando al terzo.
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