Il celebre pianista Andrea Bacchetti di Genova è assai apprezzato negli ambienti musicali nazionali e internazionali
nonché ospite di qualificate rassegne e recital concertistici. Socialbg l'ha intervistato
Mi permetta un ricordo personale. L'ho incontrata la prima volta ancora bambino, al festival pianistico
Bergamo-Brescia, accompagnato da suo padre che la proteggeva con discrezione. Lei era un enfant prodige e
l'allora Presidente del festival Filippo Siebanek voleva farla esordire proprio a Bergamo.
Cosa ricorda di quel periodo?
È stato un periodo molto bello ma anche molto interessante e costruttivo. Grazie al dottor Siebanek conobbi
il maestro Orizio, direttore artistico, E così ho avuto modo di suonare nell'ambito del festival dove, fra
l'altro, mi hanno fatto "impersonificare" Mozart in occasione di una sua storica presenza al teatro
Grande di Brescia. Idealmente, partendo appunto dal palchetto dove sedeva appunto Mozart, ho attraversato
tutto il teatro fino al palcoscenico dove poi ho suonato la Fantasia in re minore K 537. Da lì son poi tornato
altre volte sempre in circostanze di grande prestigio. Ho un bellissimo ricordo dell'Orchestra del festival
diretta appunto dal maestro Agostino Orizio con la quale mi trovai subito benissimo. Furono per tutte esperienze
di altissimo livello artistico.
Cosa la spinse ad abbracciare il pianoforte ancora bambino?
In verità non lo so. Cominciai con una clavietta quando andavo all'asilo. Tornando a casa da una novena di
Natale dove ascoltai "Tu scendi dalle stelle" mi venne spontaneo ripeterla sulla clavietta stessa, così
come altri motivi che ascoltavo dalla radio o dalla televisione. Da lì i miei capirono che avevo l'orecchio
assoluto, mi comprarono un pianoforte verticale che subito divenne, spontaneamente, il mio giocattolo preferito.
Mi piaceva molto improvvisare sui temi della grande musica da film, sul repertorio di Frank Sinatra, su altri
motivi della grande musica italiana, su temi inediti che via via mi venivano posti dal pubblico o da amici musicisti
in casa. Poi piano piano cominciò lo studio inizialmente privato e poi in conservatorio. Tutto veniva "da
solo", sembrava che il pianoforte suonasse per ispirazione divina. Negli anni successivi conobbi il maestro
Karajan a Salisburgo che mi donò le borse di studio al Mozarteum di Salisburgo che mi consentirono, via via nel
tempo, di studiare con i più grandi insegnanti di allora e di suonare al festival di Salisburgo. Dove incontrai il
maestro Berio con il quale nacque un bellissimo rapporto che mi guidò per molti anni fino alla sua prematura scomparsa.
Poi a Lucerna il maestro Baumgartner ed i suoi "Festival Strings" mi portò al Festival di Lucerna.
Quindi il maestro Sala all'Accademia di Imola che mi diede altre opportunità di grande prestigio e poi cia via un po'
in tutto il mondo.
Già da piccolo che sarebbe diventato pianista di professione?
Beh da bambino e poi da ragazzo è difficile cosa farai da grande. La musica è sempre stata ed era in quegli
anni, come lo è tutt'oggi, la mia vita a 360 gradi. Frequentavo il liceo classico con ottimi risultati. Mi piaceva
fare il confronto con i grandi poeti, scrittori di un'epoca con i loro coetanei musicisti, compositori, strumentisti,
direttori d'orchestra. Il mio mondo girava tutto intorno a queste cose. Da buon genovese ho sempre vissuto con i
piedi ben saldi alla terra. L'umiltà e il grande rispetto nei confronti di tutte queste cose mi hanno insegnato fin
da piccolo che la crescita artistica non finisce mai; che bisogna studiare "in continuo". Ogni concerto
era un'opportunità di crescita! Dunque sicuramente, vista anche l'età, l'attività concertista mi attraeva, era un
grande stimolo per la vita e per il futuro, pur nella consapevolezza che era una vita difficile, impegnativa, faticosa
dove necessariamente il "crescendo in continuo" era la regola principale. Lo è tuttora e credo lo sarà
sempre.
Sentiva dentro di sé che il suo talento l'avrebbe portata al successo e a suonare in tutto il mondo?
Sentivo dentro di me che la Musica era la mia ragione di vita, inequivocabilmente. Girando il mondo, probabilmente
attratto da tutte queste grandi esperienze, non mi rendevo nemmeno conto di tutto quanto mi stava succedendo.
Ma succede tuttora! Per fortuna!
Ho apprezzato molto i suoi dischi su Bach. Cos'è Bach per Andrea Bacchetti?
La mia vita! Giorno e notte!
Dunque il suo compositore preferito?
Già il maestro Berio mi diceva che Bach era il padre di tutti noi. Anche con il maestro Baumgartner a Lucerna la
mia formazione cresceva di pari passo sui principi classici del pensiero bachiano, letti però in una chiave moderna
e contemporanea, quella di Berio. Al punto che dopo un concerto all'Auditorio Nacional d'Espagna a Madrid, in cui
suonai alcune Suites di Bach seguite dagli "Encores" di Berio, un grande critico spagnolo scrisse che per
la prima volta aveva ascoltato con grande interesse e apprezzato moltissimo, pur con un certo stupore, il grande
pensiero di Bach "riletto" ai giorni nostri. Cioè attraverso la contemporaneità di Berio. Da lì costruimmo
un programma che ho avuto l'onore di eseguire un po' ovunque. Da allora ho cominciato il mio lungo lavoro dedicato a
questo repertorio. Le mie numerose incisioni discografiche ne sono una testimonianza. Non ultima quella del II libro
de "ll Clavicembalo ben temperato" che ho registrato lo scorso anno e che uscirà prossimamente per la
prestigiosa etichetta tedesca Arthaus. Un pezzo difficilissimo sul quale lavoro da anni con tanta fatica fisica e
mentale.
Cosa spinge un bambino a preferire il pianoforte ai giochi, alle discoteche, ai ritrovi cogli amici?
Vede, per me la musica è stata il mio gioco preferito. Bisogna sentirla dentro, un po' come una vocazione, un dono
soprannaturale che ti dà gli stimoli e ti attrae, per fare grandi sacrifici, studiare, viverci dentro con l'entusiasmo
di sempre. Ma ti dà anche soddisfazioni di ben altro tipo che giocare cogli amici, andare in discoteca. Pensi
all'emozione che ti dà una discoteca e quella invece di suonare un concerto di Mozart in un grande teatro con una
grande orchestra, con un direttore di grande livello. O le Variazioni Goldberg di Bach, o le Sonate di Beethoven.
Ritiene ci sia futuro per la musica? Cosa può spingere un bambino oggi a sacrificare il suo tempo per studiare
musica e uno strumento?
Per le ragioni di cui sopra credo che anche la "musica classica" meriti l'attenzione dei giovani.
Sicuramente è una vita difficile, di sacrificio, di fatica. Bisogna crederci con molta determinazione ma alla fine
credo ne valga la pena. Un ruolo molto importante lo gioca anche la scuola, la formazione fin da piccoli. Anche
perché la musica, a prescindere da chi poi la faccia per professione, è una materia che favorisce lo sviluppo
dell'intelligenza, della cultura, della maturità in genere, tanto quanto la matematica o il latino. Ai ragazzi di
oggi vorrei dire che studiare musica seriamente, almeno nel mio caso, ti apre il cervello. Grande aiuto proprio per
meglio comprendere e imparare le altre materie.
I millenials di oggi sono fagocitati dai social. Può avere un ruolo la musica?
Certo oggi i social costituiscono la vita dei giovani. Ma anche di tutti noi. Il mondo è cambiato, continuerà a
cambiare per fortuna. Bisogna imparare a starci dentro senza lasciarsi condizionare. Usando il cervello con grande
buon senso, "gettando" le tante inutilità talvolta anche pericolose e raccogliendo solo gli stimoli
intelligenti che meritano approfondimenti e che ci possano essere di aiuto per il nostro futuro.
Ma sempre con attenzione e prudenza.