Albenga, Andrea Bacchetti regala un concerto straordinario
di Alfredo Sgarlato. Terzo appuntamento per questa stagione, che speriamo abbia molte
repliche, con l'Associazione Musicale G. Rossini, che porta ad Albenga un evento in prima
mondiale: il pianista Andrea Bacchetti, ci regala in anteprima il concerto che terrà venerdì
prossimo presso la Fondazione Juan March di Madrid. I brani sono presentati come un'unica
suite, senza interruzioni. Si apre con Debussy, con "Les sons et les parfumes tournent
dans l'air de soir" e il celeberrimo, splendido "Prelude a l'apres midi d'un
faune", che Bacchetti trasfigura accentuandone la parte ritmica e tirandone fuori
un'anima romantica che non stride con lo coloratura intimista che Debussy cercava nella
musica. Ci viene spontaneo il confronto con Pogorelich, quando esegue Chopin dandogli un
taglio impressionista: la musica classica si pensa come rigorosamente scritta, ma un
grande esecutore sa come farla sua.
Debussy si sposa perfettamente con Gian Francesco Malipiero, compositore italiano che non
ha la risonanza che merita: i contemporanei lo consideravano il maggiore dopo Verdi.
Molti gli stili che affrontò nella sua vita, la pagina scelta da Bacchetti,
"La siesta", non è distante dal lavoro che in quegli anni conducevano
Stravinskij e Bartok, compositori che peraltro stimavano molto Malipiero. Con Arnold
Bax, compositore inglese di inizio '900, anch'egli molto stimato in vita e poi dimenticato
e vittima della depressione, la bellezza del tocco si sposa con la raffinatezza della
composizione, "Mediterranean", non siamo lontani da Errol Garner o Lennie Tristano,
pianisti jazz che facevano loro la lezioni degli impressionisti. Bello perdersi nella musica
e intanto seguire il movimento delle mani, che si intrecciano sulla tastiera o si muovono
nell'aria disegnando le linee che poi andranno a suonare.
Finale con Liszt, di cui Bacchetti sceglie pagine non improntate al virtuosismo estremo che
spesso è cifra peculiare del compositore, ma più piane e cantabili, dall'impressio- nismo
passiamo al romanticismo, ma non c'è alcun contrasto, la composi- zioni scelte si amalgamano
perfettamente. Gran finale con le "Variazioni Goldberg" di J.S. Bach. Qui il
virtuosismo tecnico è d'obbligo, ma non è esagerato o fine a sé stesso, Bacchetti non perde
mai di vista la bellezza delle melodie. Finale con un momento di silenzio, col pianista che
appare chiudersi in sé stesso per meditare, prima degli scroscianti applausi che saranno
ricambiati da ben tre lunghi bis, da Chopin ad Hasse, compositore poco noto coevo di
Scarlatti cui Bacchetti, che suona questi brani canticchiando tra sé e sé, ha appena inciso
un disco.
Chi come me ama la musica per pianoforte e il '900 in particolare ha vissuto una serata
indimenticabile. Il concerto è durato circa un'ora e mezza, volata in un attimo. La musica
scelta, ottima e poco frequentata, è stata suonata da Bacchetti con grande sensibilità ed
eclettismo, sebbene molto varia il giovane pianista (classe '77) ha saputo darle continuità
col suo stile. Dopo Eduard Kunz un altro pianista di valore internazionale ci ha fatto visita,
auspichiamo di rivederli e vederne ancora molti altri.