Caduta Costantinopoli per mano dei Turchi nel 1453 e data la drammatica necessità di salvare quanto più era possibile dell'immenso patrimonio della cultura greca e bizantina, il cardinale e umanista greco Basilio Bessarione (1403-1472), allora Archimandrita di Messina, progettò la costituzione di una ricca biblioteca in cui far affluire e copiare testi greci ancora del tutto ignoti all'Occidente. Furono proprio i codici di Bessarione, donati nel 1468 ai veneziani, a formare il primo preziosissimo nucleo di quella che sarebbe diventata la Libreria di San Marco prima e la Biblioteca Marciana poi. Infatti, esaudendo finalmente le volontà del cardinale affinché i codici fossero posti in un

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La tastiera italiana è il progetto di recupero, restauro e prima edizione discografica di alcuni dei preziosi manoscritti musicali conservati alla Biblioteca Nazionale Marciana avviato da Sony Classical Italia nella collana "Opificio Italiano dei Classici". Tre i volumi di Sonate per pianoforte interpretati da Andrea Bacchetti già pubblicati con etichetta Rca Red Seal: Cherubini, Galuppi e Benedetto Marcello. Fra poche settimane, nel mese di marzo, sarà pubblicato poi il nuovo cd di Sonate di Scarlatti e Soler già presentato a Venezia.


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luogo adeguato e aperto al pubblico, la Serenissima ordinò a Jacopo Sansovino di costruire sulla piazzetta di San Marco, di fronte a Palazzo Ducale, un monumentale edificio, detto Libreria sansoviniana, che fu ultimato nel 1553. I maggiori pittori veneziani, Tiziano, Veronese, Tintoretto e altri apposero le loro tele sulle pareti e ornarono i soffitti di quelle sale, mentre alla fine del '500 lo stato veneto vi collocò il museo statuario della Repubblica. Anche se oggi le sale di lettura della Biblioteca Nazionale Marciana sono ospitate in un edificio adiacente a quello della originale Libreria (un edificio che fu ugualmente progettato dal Sansovino per diventare Zecca dello Stato Veneto), la consistenza del patrimonio librario resta ancora idealmente collegata alle origini, tant'è che il fondo che raccoglie i codici greci è ancora uno dei più importanti del mondo. Anche per quanto riguarda i manoscritti musicali la Marciana possiede raccolte preziosissime che ne fanno di gran lunga, anche in questo settore, la biblioteca più importante di Venezia. La musica, tuttavia, arriva alla Marciana solo in tempi recenti, attraverso lasciti di famiglie nobili veneziane tra cui spicca il nome dei Contarini. Nel 1835, dal ramo dei Contarini di San Benedetto vengono acquistati una settantina di volumi manoscritti contenenti principalmente opere di autori del '700 come Galuppi, Vinci, Davide Perez, Hasse e ancora cantate e drammi di Benedetto Marcello nonché il corpus delle celebri sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti. Nel 1843, sempre dal nobile casato Contarini. ma dal ramo di San Trovaso o "dello Scrigno", proprietario della Villa di Piazzola sul Brenta, giunge un legato non meno importante, il cui nucleo è costituito da 112 partiture di drammi per musica secenteschi che documentano la prima straordinaria fioritura dell'opera veneziana. Questo secondo Fondo Contarini, assai frequentato dagli studiosi fin dai tempi di Gian Francesco Malipiero e Bruno Maderna, conserva le opere di Claudio Monteverdi oltre a quelle di Francesco Cavalli, Marc'Antonio Ziani, Antonio Sartoria, Carlo Pallavicino e le cantate di Alessandro Stradella. Infine nel 1928-30 viene acquisito il Fondo Canal in cui si conservano autografi di opere di Marcello e la raccolta delle Sonate per il cembalo di diversi autori appartenuta alla N. D. Maria Venier che avremo modo di citare nuovamente.
Ai pregi inestimabili delle collezioni musicali marciane (en passant conviene ricordare anche il fondo ottocentesco delle prime edizioni Ricordi) fa da contraltare uno stato generale delle fonti musicali veneziane per cui forse non a torto si potrebbe parlare di "diaspora". Eclatante è il caso di Antonio Vivaldi, la cui raccolta di autografi e copie personali in una serie rocambolesca di passaggi è fortunosamente pervenuta alla Bibioteca Nazionale di Torino. Ma in realtà ben più abnormi sono per vastità le lacune che riguardano pressoché tutta la produzione melodrammatica veneziana del secondo Settecento (allorché Venezia era "regina" del teatro musicale) nonché quella dei drammi musicali intonati sui testi biblici dalle "Figlie da Choro" dei quattro ospedali - fiore più unico che raro di una musica di genere nel secolo XVIII. Per contro, dato che i materiali e le tracce della storia non sempre restano ordinatamente là dove avviene il corso degli eventi, anche alla Biblioteca Marciana, sono pervenuti inestimabili capolavori che nulla hanno a che vedere con Venezia. Il caso più celebre è certamente quello delle Sonate di Domenico Scarlatti su cui si impernia oggi un progetto di restauro dei codici, studio e interpretazione musicale incisa su cd, che vede l'Ente Biblioteca Nazionale Marciana affiancare Sony Classical Italia e Banca Carige (vedi box). Il progetto, intitolato eloquentemente La tastiera italiana, è ideato dal pianista Andrea Bacchetti con la consulenza musicologica di Mario Marcarini, e vuole evidenziare sia l'importanza del contributo italiano allo sviluppo del repertorio della tastiera nell'età pre-c1assica e classica, sia che questo stesso repertorio - testi nati in realtà per il cembalo, il fortepiano o i pianoforti del primo '800 - può essere validamente proposto e in qualche modo anche sintetizzato artisticamente sui pianoforti di oggi. Certo Bacchetti non è il primo che suona al piano le Sonate di Scarlatti, ma è interessante l'attenzione portata dall'artista alle fonti primarie e il fatto che queste diventino fondamento della sua interpretazione. I manoscritti di Scarlatti che si conservano alla Marciana sono per altro un'entità archivistica largamente omogenea e, sebbene non autografa, dotata di grande auctoritas. Si tratta infatti per la maggior parte di volumi appartenuti alla destinataria stessa delle opere, l'Infanta Maria Barbara di Braganza, figlia di Giovanni V di Portogallo e poi, grazie al matrimonio con Ferdinando di Borbone, regina di Spagna. È certo che la raccolta scarlattiana fu portata in Italia dal celebre castrato Carlo Broschi, detto Il Farinelli, di ritorno dai lunghi anni spesi a Madrid a consolare con il proprio canto gli stati depressivi del monarca. Ma per evidenziare il ruolo assegnato alla Marciana all'interno del progetto La tastiera italiana, oltre all'aulica raccolta delle Sonate di Scarlatti, occorre citare almeno un altro testimone manoscritto questa volta schiettamente veneziano. Come ha suggerito Marcarini nell'incontro dedicato alla presentazione del progetto tenuto alla Libreria Sansoviniana nell'ottobre scorso e concluso da un applauditissimo concerto di Bacchetti «si tratta forse del primo cahier de musique dell'intera storia della musica». Il manoscritto proviene questa volta dal Fondo Canal e il suo frontespizio recita infatti così (Suonate per il cembalo / di diversi autori / per la N.D. Maria Venier). «Il significato della collana», dice ancora Marcarini, «è quello di far percepire gli oggetti della cultura, i testimoni della storia della musica, come oggetti di uso quotidiano». Andrea Bacchetti risponde a questo motto con vere e proprie lezioni di stile, lezioni di musica senza parole, dove il pianoforte, così improbabile storicamente, ci si rivela via via mezzo efficace per far rivivere questi oggetti dimenticati. Certo ciò avviene sotto le dita e prima ancora nel pensiero di un artista raffinato, ma è di buon auspicio perché prove simili di sensibilità e di intelligenza del gusto si moltiplichino nei programmi da concerto, in grandi e piccole sale, nelle aule di conservatorio.

AMADEUS N.279 - FEBBRAIO 2013
BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA


Tracce
di storia


Cherubini, Galuppi, Benedetto Marcello:
antichi manoscritti conservati a Venezia ritrovano
vita e diventano una collana discografica


di PAOLO CATTELAN