Si tenne dunque ieri pomeriggio, nel teatro del Casino di Sanremo, un concerto della locale Orchestra sinfonica.
Il programma prevedeva la prima sanremese di Acordarse, dovuto all'autrice contemporanea Alessandra Ravera,
seguita dal Concerto soirée di Nino Rota e, nel secondo tempo, dalle Danze di Maroszék e dalle
Danze di Galanta, di Zoltàn Kodàly. La composizione contemporanea constò di una diecina di minuti di
contrasti fra le note quasi sovracute dei violini e quelle assai gravi di violoncelli e contrabbassi. Gianluigi
Zampieri, dottissimo direttore d'orchestra, tentò con successo di sdipanare l'arduo congegno timbrico, meritando
al pezzo consensi invero inattesi. A seguire, grande impressione e molto meritati consensi riscosse Andrea Bacchetti,
solista di classe internazionale, impegnato nel concerto di Rota. Bacchetti, musicista di sensibilità preziosa e
cultura non comune, doveva avere ben presente una nota affermazione di Rota sulla sua musica: La parola inattuale a me
piace molto, perché è anche il titolo di un'opera di Nietzsche, "Considerazioni inattuali"; e, siccome
Nietzsche è per antonomasia un autore sempre attuale, penso che la mia inattualità - definita così - di oggi,
sia una garanzia perché questa inattualità duri con attualità in futuro. Il pianista genovese sembrò non soltanto
padrone della complessa partitura, ma anche e soprattutto delle diverse atmosfere evocate: esatto ma non lezioso nel
notevole Valzer-Fantasia iniziale, quasi trasognato nella Romanza, davvero infrenabile nel grottesco,
spumeggiante Can can conclusivo. L'intesa perfetta col direttore Zampieri e la notevole prestazione
dell'orchestra condussero a un successo inevitabile: proseguito coi due bis, quanto dire la Sonata nr. 68 in mi
maggiore di Padre Antonio Soler e il celebre Notturno nr. 2, op. 9 di Federico Chopin. Le due danze di Kodàly
che completavano il programma svelarono le capacità di concertatore e intellettuale di Gianluigi Zampieri. Fu infatti
grazie a lui che, della scrittura del compositore, emersero non soltanto i ricordi etno-folclorici, di marca piuttosto
dionisiaca, sì anche quelli d'ordine costruttivo, se non proprio geometrico e per tanto apollineo. L'orchestra, severamente
impegnata, si mostrò davvero al suo meglio: non si potranno non nominare almeno Marco Bottini e Flavio Marincola ai flauti,
Mariano Dapor al violoncello, Vitaliano Gallo al fagotto e Nicola Patrussi. Marco Bigarelli fu spalla impeccabile, così come
Fabrizio Ragazzi guidò da par suo la non fitta schiera delle viole. Da molto tempo Sanremo non assisteva a un concerto di
questo livello: e il saluto conclusivo di Gianluigi Zampieri, che lodò la compagine orchestrale, sembrò conchiudere a
perfezione il ragguardevolissimo rito concertistico.