La cosa che mi ha sempre colpito di Andrea Bacchetti è la curiosità. Chi pensa al pianista classico isolato in una torre
d'avorio quando lo conosce deve ricredersi. Bacchetti è un musicista classico che si interessa di tutto. E non solo di
pianoforte. Certo, quando è alla tastiera si immerge nei suoi adorati Bach e Mozart, ma quando gli parli senti che la sua
testa è quella di un uomo del terzo millennio.
Non è un caso che, a dispetto di tanti sopraccigli alzati nel mondo dell'accademia, vada spesso in televisione ospite del
suo mentore Piero Chiambretti. E il popolare conduttore torinese, lo conosciamo tutti, non è famoso per il bon-ton. Insomma,
ogni volta i siparietti tra i due sono improntati alla più disinvolta e irriverente ironia.
Un altro musicista classico al posto di Bacchetti avrebbe gettato la spugna subito. Non il 38enne pianista genovese che sul
punto ha le idee chiarissime: «La prima cosa che dovrebbe fare la "classica" è utilizzare un linguaggio più
semplice, alla portata di tutti». E la Tv è il mezzo ideale per raggiungere milioni di italiani.
Nel cd allegato c'è l'inedita registrazione del Concerto K 271 di Mozart che eseguì in finale al Concorso pianistico
"Micheli" di Milano nel 2001. Per la cronaca non venne assegnato il primo premio, secondo giunse un 17 enne
argentino Horacio Lavandera oggi attivo soprattutto in Sudamerica, terzi lei e Roberto Prosseda e tutti e due da allora
avete fatto una splendida carriera. Che ricordi ha di quel concorso? E in generale che ne pensa dei concorsi pianistici?
È un ricordo molto bello che ogni volta mi procura una grandissima emozione. Passo passo, tra una eliminatoria e l'altra
fino alla finale alla Scala! Oggi i concorsi mi sembra che abbiano perso un po' del loro "potere", nel senso che,
per quanto importanti, non sempre assicurano ai vincitori una carriera internazionale.
Forse perché la musica si costruisce
giorno per giorno, con lunghi anni di studio che non finiscono mai e il "talento" deve essere "alimentato"
costantemente con "pillole" di saggezza, cultura, esperienza che si ricevono dal costante contatto e l'ascolto
nel tempo con artisti che veramente hanno lasciato il segno. Il «Crescendo in continuo ... all'infinito» di cui
mi parlava spesso Felix Baumgartner a Lucerna.
Quest'anno si svolge il 60° Premio Busoni. Nel suo albo d'oro ci sono i più bei nomi del pianismo internazionale, ma ha
il vizio di non assegnare il primo premio, in 59 edizioni ci sono state ben 32 fumate nere. Lei è favorevole o contrario a
dare comunque la medaglia d'oro?
È una domanda difficile: la "medaglia d'oro" bisogna darla soltanto se si trova il musicista che veramente la
merita. Ma è anche difficile stabilire criteri univoci che "valgono" la medaglia d'oro. Anche perché poi è soltanto
il tempo a stabilirlo, forse non solo la giuria.
Negli anni lei si è fatto notare dal grande pubblico intervenendo in programmi televisivi di grande ascolto condotti da
Chiambretti. Sembrava un'esperienza occasionale e invece in queste settimane è ancora in Tv su "Chiambretti Grand
Hotel".
Nell'accademia non tutti sono favorevoli a questo tipo di commistione, classica e televisione popolare. Che
cosa risponde a chi la critica?
Il mondo cambia, molto velocemente. Anche nella musica. Bisogna seguirlo, altrimenti rimani tagliato fuori. È noto che il
pubblico della "classica" è in larga parte costituito da persone di una certa età. Giovani pochi, purtroppo.
Ebbene
dal "Chiambretti Night" in poi ho constatato il grande interesse dei giovani, in crescita costante, che pur
vedendoti in una trasmissione "non classica" sono sempre più presenti ai miei concerti; non solo, ti chiedono,
ti fermano per strada, ti scrivono, vogliono sapere come un "pianista classico" riesca ad accompagnare dal vivo
grandi nomi quali la Vanoni, Emma, la Pausini, Venditti.
Adesso, comunque, nel "Chiambretti Grandhotel" Piero
Chiambretti, persona di grande intelligenza e sensibilità, mi consente anche di suonare qualche minuto di Chopin, Bach o
Scarlatti e i "ritorni" di interesse (Facebook, YouTube, Twitter) sono in crescita veloce e costante.
Anche il
mondo discografico reagisce positivamente. lo vedo la televisione come un'iniziativa intelligente che porta la "tua"
musica (classica) in un mondo nuovo, fra la gente, a un pubblico che diversamente sarebbe difficile da raggiungere con i
canali tradizionali.
E poi, scusate la franchezza, ma bisogna pur fare qualcosa di nuovo, di "controcorrente",
di innovativo. La storia ci ha insegnato che queste cose all'inizio le criticano tutti, mai poi - se possono - le vogliano
fare tutti.
In Tv, fatti salvi i concerti di capodanno e qualche concerto su Rai5, di "classica" non si parla mai.
Come si immaginerebbe lei una trasmissione di classica in televisione? Avrebbe senso un talent show o un salotto televisivo
dedicato al pentagramma? Chi potrebbe condurlo?
Bella domanda, grazie. lo credo che la prima cosa che dovrebbe fare la "classica" è utilizzare un linguaggio più
semplice. Alla portata di tutti e non solo di chi conosce questa materia. La semplicità nelle parole e nei concetti è la
regola più importante per raggiungere il grande pubblico. Anche quello dei non addetti ai lavori.
Ricordo quando da ragazzo
studiavo la Sequenza per pianoforte di Berio. Musica difficilissima, per me a quell'età quasi incomprensibile. Eppure Berio
riusciva ad essere talmente semplice e modesto che, nonostante l'allora mia giovane età, credo di essere riuscito a capire
bene il suo pensiero, la sua storia, la sua filosofia musicale, che ogni giorno con il passare del tempo mi illumina ancora.
Poi, bisognerebbe anche ampliare la "platea" degli "attori", cioè di coloro che vengono invitati nelle
trasmissioni. In Italia ci sono tanti giovani, ma anche meno giovani, molto bravi, che avrebbero cose "nuove" da
dire; ma se non hai vinto il concorso o se non sei una "star" difficilmente vieni considerato. Quindi ben venga
una trasmissione rivolta al grande pubblico per "scoprire" i talenti reali, quelli che hanno veramente idee nuove.
lo credo nell'innovazione, nell'antico rigore vestito in jeans e occhiali colorati.
Non saprei da chi potrebbe essere condotta
una trasmissione di classica, magari la vostra rivista notoriamente molto conosciuta potrebbe farsi carico di proporla a
qualche redazione televisiva. Confesso che mi piacerebbe molto essere nello staff che si occupa della produzione.
Un'esperienza ancora nuova che, sicuramente mi arricchirebbe molto.
Quanto è importante l'opera di Mozart nella letteratura pianistica? Come se lo immagina davanti alla tastiera? Virtuoso,
istrione, improvvisatore, poetico?
Di Mozart, come di Bach, mi sono innamorato da bambino. Ho cominciato a studiare le Goldberg che avevo 10 anni e le ho
suonate in pubblico dopo molti anni. La Sonata K 330 l'ho suonata la prima volta a 11 anni in occasione del mio primo
incontro (nel Festspielhaus di Salisburgo) con Karajan. A quell'epoca suonavo e cantavo (terze, controcanti, parti
orchestrali nei concerti, ecc.). Fu bellissimo imparare da Karajan che bisogna cantare, eccome, ma "dentro", senza
farsi sentire.
Da questo episodio nacque appunto quella frase che ha un po' accompagnato tutta la mia vita musicale e cioè
il "cantar dentro" ... Appunto come mi diceva lui. Come mi immagino Mozart al pianoforte? Genio e sregolatezza,
bellissimo e simpaticissimo!
Nel cd lei è accompagnato da due prestigiose orchestre italiane: la Filarmonica della Scala di Milano e l'Orchestra del
Carlo Felice di Genova. Per decenni hanno rimproverato alle nostre orchestre di essere più adatte alla lirica che alla
sinfonica. Buone per Verdi, meno per Mahler. È ancora così?
Io mi sono trovato molto bene. Fra l'altro non ho esperienza nel mondo lirico quindi non posso fare questo confronto. La
Filarmonica della Scala era stata coinvolta nella finale del Premio Micheli. Il teatro era tutto esaurito, un'emozione immensa!
Sentendo oggi il cd, a distanza di tanti anni, mi emoziono ancora.
Con l'Orchestra del Carlo Felice di Genova ho suonato
molte volte. Fin da bambino. Sono di Genova e conosco bene molti professori dell'orchestra. Poi c'era Fabio Luisi sul podio
che è stato per me un grande onore e con quale ci siamo trovati subito, fin dalla prima prova in perfetta sintonia, così come
con l'Orchestra.
Oggi ha 38 anni ed è nel pieno della carriera. Essendo stato un enfant prodige si esibisce in pubblico da quasi 30 anni.
Non ha mai avuto momenti di stanchezza col pianoforte? Non le sarebbe piaciuto cimentarsi anche come direttore d'orchestra?
Per ora no. lo suono e studio molto volentieri. Da adolescente ho avuto, come tutti, credo, qualche momento di sconforto ma
grazie alla guida di Franco Scala a Imola sono riuscito a superarli. A volte qualche arrabbiatura, magari un po' di
demotivazione, di sconforto, perché vedi che non riesci a farti apprezzare in certi contesti.
Credo di poter dire che sia
con la "Tastiera Italiana", ma anche con Bach, molti miei cd hanno raccolto consensi entusiastici soprattutto
dalla stampa internazionale. Alla fine però quando vedi che fai tantissima fatica, tanti sacrifici, ore e ore di lavoro per
raggiungere questi risultati e poi, in Italia soprattutto, ben pochi se ne rendono conto o li apprezzano, magari ti arrabbi
un po'. Ma poi passa tutto.
Tantissimi suoi colleghi dopo una brillante carriera sono finiti a insegnare in Conservatorio. Un incarico prestigioso
che non esclude la possibilità di continuare a suonare. Perché lei non si è mai avvicinato a questa opportunità? Non le piace
insegnare?
Per ora, dentro di me, sento solo una grande voglia di studiare, di crescere e mi piace moltissimo suonare. Stare sul
palcoscenico, magari insieme a orchestre, musicisti, direttori dai quali apprendere sempre qualcosa di sconosciuto, scoprire
aspetti, sfaccettature, interpretazioni sempre più vicine al compositore, come se le avesse scritte ai giorni nostri.
Una curiosità: è vero che ha aperto una tabaccheria a Recco e a tempo perso vende sigarette e valori bollati?
Assolutamente no! (ride). Sono solo dicerie, magari anche alimentate dalla mia voglia di scherzare o di schermirmi un po'
quando sono stanco e tanta gente mi ferma per strada, in aeroporto. Non ne avrei neanche il tempo. Quando sono a casa studio
ore e ore. Sono spesso in giro per il mondo, ma poi ho sempre richieste per programmi tradizionali, ma anche per repertori
nuovi, sconosciuti, compositori contemporanei o storici che mi interessano moltissimo e ai quali mi dedico con passione.
Ma
per tutto questo ci vuole del tempo. Recentemente ho suonato a Madrid in prima mondiale un brano bellissimo dedicato a
Scarlatti che il compositore Fabio Vacchi mi ha dedicato. Mi sono emozionato moltissimo. Sto facendo un grande lavoro con
Mario Marcarini (Sony) per la riscoperta dei manoscritti del Settecento.
Ho letto sul Corriere della Sera della sua nuova collaborazione con Antonella Ruggiero, ma anche dei suoi nuovi progetti
discografici ...
Con Antonella Ruggiero (genovese anche lei,
ndr) stiamo lavorando a un progetto che leghi una grande voce e un
pianoforte. Un repertorio che stiamo costruendo molto meticolosamente e che spazi dalla grande musica fino ai suoi successi
più importanti, ma anche a una re-interpretazione personale e raffinata di motivi internazionali di notevole impatto sul
pubblico. Dovremmo già essere pronti già per un tour estivo in alcune località turistiche, ma anche nei teatri per la prossima
stagione 2015/16. Per me è un'opportunità nuova, mi affascina moltissimo.
Sui progetti discografici il primo è il doppio cd
per Sony con l'integrale dei Concerti di Bach (pianista e direttore) con l'Orchestra Nazionale della Rai di Torino. Li abbiamo
già registrati e mi sono trovato benissimo. Dovremmo poter fare con loro anche qualche concerto e spero un secondo cd.
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