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Intervista con Andrea Bacchetti


Da Haydn a Mozart, con l'entusiasmo dei ragazzi



Alleghiamo questo mese la quinta incisione per Suonare News di un beniamino dei nostri lettori, Andrea Bacchetti.  Accompagnato dall'orchestra Giovanile della Svizzera Italiana, una cinquantina di musicisti quasi tutti minorenni, agli ordini del venezuelano Yuram Ruiz, l'artista ligure propone due capolavori per pianoforte e orchestra dei due geni del Classicismo. «Questa formazione suona benissimo, mi hanno colpito e fatto tornare bambino»


di Filippo Michelangeli - foto di Stefania VARCA



Andrea Bacchetti, 47 anni, di Recco, Genova. Talento precoce, giovanissimo ha raccolto i consigli di Karajan, Berio, Horszowski, Magaloff. Si è diplomato "Master" all'Accademia pianistica di Imola con Franco Scala. Ha debuttato a 11 anni a Milano con i Solisti Veneti di Claudio Scimone. Si dedica con passione anche alla musica da camera. Incide per Sony Classical e nella sua ampia discografia sono da ricordare le Sonate di Cheru­bini, The Scarlatti Restored Manuscript, The Inventions and Sinfonias di Bach.

Andrea Bacchetti è un benia­mino dei nostri lettori. Il cd allegato questo mese è la sua quinta incisione per Suonare news. Genovese, di Recco, 47 anni, Andrea Bucchetti è stato un enfant prodige, riconosciuto e ammirato da Herbert von Karajan che gli diede preziosi consigli e una borsa di studio. Da allora ha fatto una carriera che lo ha portato ad esibirsi in tutto il mondo, raccogliendo grandi suc­cessi di pubblico e di critica.
Convinto sostenitore dell'importanza della divulgazione della musica classica anche fuori dai circuiti tradi­zionali, ha coraggiosamente portato la sua arte in trasmissioni televisi­ve molto popolari, a fianco di Piero Chiambretti e accompagnando artisti pop. Malgrado il successo e la piena maturità che vive oggi, ha mantenuto intatto quello spirito fanciullesco e lieve che rende le sue interpretazioni - in particolare quando si cimenta nel repertorio barocco, il suo adora­to Bach, i clavicembalisti, il Classi­cismo settecentesco - piene di luce e permeate da uno spirito apollineo.
Nel cd allegato propone due ca­polavori per pianoforte e orchestra: il Concerto in Do minore n. 24 di Mozart e il Re maggiore n. 11 di Haydn con la Giovanile della Svizzera ltaliana agli ordini del vene­zuelano Yuram Ruiz.

Per i lettori di Suonare news è un beniamino: il cd allegato a questo numero è la sua quinta registrazione. Che cosa significa, oggi nell'era del web, della mu­sica "liquida", incidere un disco?
È vero che siamo nell'era del digitale, però io sono cresciu­to ancora nell'epoca del vinile e addirittura ho assistito alle perplessità che gli audiofili avevano quando è arrivato il cd. Può immagina­re perché ancora ho necessità del suppor­to fisico. Ho più di 1.500 cd e continuo a comprarli.

Nel cd ci sono due capolavori del Classicismo: il Concerto in Re maggiore n. 11 di Haydn e il Concerto in Do minore n. 24 di Mozart. In che cosa differiscono maggiormente?
Il Concerto n. 24 di Mozart ha un carattere drammatico, dal quale ha preso spunto anche Beethoven per il Concerto n. 3. Quello di Haydn è più apollineo, anche se non nasconde una velata tristezza, anche nel brillante terzo movimento di carattere ungherese.

Nel cd la affianca l'Orchestra Giovanile della Svizzera Italia­na: una compagine formata da una cinquantina di ragazzi qua­si tutti minorenni, che suonano benissimo, agli ordini del vene­zuelano Yuram Ruiz. Com'è sta­to lavorare con un'orchestra di giovanissimi?
Molto bello e molto interessante. Sono ragazzi che suonano con grande entusiasmo. Si impegnano, ti coinvolgono con la loro simpatia e spontaneità, guidati egregiamen­te dal maestro Ruiz. Mi hanno fatto tornare bambino, quando studiavo e suonavo a Lucerna con i Festival Strings, con Rudolf Baumgarten. Ho fatto esperienze simili, altrettanto belle, con l'Orchestra giova­nile tedesca Europa Philharmonie di Magdeburgo, con la Hulencourt Chamber Orchestra di Bruxelles, con l'Orchestra Senzaspine di Bolo­gna, con l'Accademia d'arte Arrigo­ni di San Vito al Tagliamento.

È stato un enfant prodige, ammi­rato da un direttore leggenda­rio come Herbert von Karajan. Come cresce un bambino che sa di essere "speciale", con un gran­de talento musicale?
Ho vissuto quegli anni in modo normale. Andavo in bicicletta, facevo il bagno a Camogli, giocavo al pallone (portiere). Interista, il mio idolo era Zenga, che poi ho conosciuto. Non mi rendevo conto. Tutto mi veniva spontaneo. I rapporti con i miei compagni erano eccellenti. Ero uno come loro e studiavo sia il pianoforte sia le materie scolastiche.

È molto conosciuto al grande pubblico anche per le sue parteci­pazione a trasmissioni televisive popolari con Piero Chiambretti. L'opinione pubblica ha apprezzato, nell'ambiente dell'Accademia considerano le ospitate in tele­visione qualcosa di troppo popolare, persino blasfemo. Che cosa risponde loro?
La musica è universale. Non ha età, non ha tempo. Ebbi l'onore di accompagnare dal vivo artisti come Venditti, la Vanoni, la Pausi­ni, Emma. Esperienze che mi hanno aperto un universo nuovo che poi mi è servito, perché da lì è partito il mio recente progetto in recital "Da Bach a Chiambretti, quattro secoli di musica in televisione", che sto suonando in tutta Italia. Sta riscuotendo successo proprio in considerazione di questa "contaminazione", raccontata via via con le esecuzioni, che affianca il grande repertorio classico, da Bach, Mozart, Schubert, Liszt, Chopin, agli storici temi internazionali, dei grandi film, del grande jazz che, eseguiti con arrangiamenti personali, mi hanno consentito di portare in televisione, cosa abbastanza rara al di fuori dei canali dedicati, la "musica colta" che è così arrivata ed apprezzata anche da un pubblico spesso lontano da questo repertorio.

Quasi tutti i concertisti italiani hanno una cattedra in Conserva­torio: una sicurezza e una stabilità economica che, lo abbiamo visto durante la pandemia, è considerata indispensabile. Perché ha sempre detto no all'insegnamento?
Come si è capito, a me piace suo­nare. Anche se prima dei concerti ho molta paura, amo il pubblico che trasforma, arricchisce, con l'emozione che ne scaturisce, ogni esecuzione. L'insieme con l'orchestra, il direttore, i solisti, la musi­ca da camera. Ti aiutano a crescere, a raccogliere il loro pensiero, ad assimilarlo, a confrontarlo con il tuo, a "vivere" appieno la mu­sica. Ma mi piace anche studiare, molto, "in continuo", perché sento la necessità, come mi diceva Ka­rajan, di immaginare il più possibile quello che ogni frase musicale può darci.

Ha suonato musica da camera con moltissimi musicisti di gran­de fama, ma anche giovani col­leghi. Ha voglia di raccontarci qualche aneddoto che l'ha col­pito, qualche situazione che l'ha appassionato particolarmente?
Di episodi da raccontare ce ne sono tanti. Credo che quello più attuale sia il rapporto di studio e di lavoro con Luciano Berio. Proprio perchè nel 2025 ricorrerà il centenario della sua nascita. Il mio incontro con il Maestro (vuole che sia scritto con la "M" ma­iuscola, nda) è avvenuto nell'estate del 1989, quando avevo 12 anni, a Salisburgo in occasione del mio con­certo dei "Preistrager der Intematio­nalen Sommerakademie Mozarteum Salzburg" (che frequentai grazie alla borsa di studio donatami da Karajan). Da quel momento "magico" e fino alla sua prematura scomparsa av­venuta nel 2003, ha rappresentato uno dei punti fondamentali della mia formazione musicale. Un'esperienza "unica". Con lui lavorammo da Bach ai giorni nostri, approfondendo insie­me tutta la storia della musica.

Erano gli anni entusiasmanti della sua formazione...
Sì, studiavo composizione e lui mi seguiva anche correggendo i miei compiti con consigli, preziosi non solo all'epoca ma per sempre, tutt'oggi... Ebbi l'onore di suonare con lui presente, dal Museo della Scala, agli Amici della Musica di Fi­renze, al Festival lnternazionale di Brescia e Bergamo (i Folk Songs con Luisa Castellani) e, al suo fianco, in trasmissioni, interviste televisive, fino alla registrazione all'Accademia Pianistica Internazionale di Imola - sotto la sua guida e alla presenza del maestro Franco Scala, del cd "Berio Piano Works" pubblicato da Decca e registrato nel 2000/2001. Esecuzio­ne che il Maestro ha sempre parti­colarmente apprezzato e che defini­va come l'interpretazione autentica del suo pensiero, perchè costruita, nel corso degli anni, sorto la sua gui­da. In considerazione del centenario dalla sua nascita, ho costruito un programma proprio sull'esperienza musicale e sul pensiero di Berio che, avendo avuto l'onore di lavorarci in­sieme per tanti anni, credo di aver assimilato bene. Lo eseguirò, fra l'altro, al Teatro Nuovo di Udine il 26 marzo 2025 e in altre sedi in corso di definizione.


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