Nel mezzo del mare magnum discografico odierno, costituito prevalentemente da inutili riproposizioni di
millesime versioni - identiche a se stesse - delle solite opere dei soliti noti, il buon Andrea Bacchetti
si distingue, ancora una volta, per il repechâge di brani da un repertorio ingiustificatamente dimenticato.
Dopo le belle sonate di Galuppi (proposte recentemente anche da qualche altro ardimentoso pianista, in verità),
la sua ultima uscita riguarda alcune delle ancor più sconosciute sonate per clavicembalo di Benedetto Marcello.
Nella Venezia roboante di Vivaldi, Marcello riscopriva un contegno apollineo, applicandolo questa volta
non - come Corelli - allo stile francese, ma ad una italianissima maniera, cantabile nei brani lenti,
contrappuntistica in quelli più dinamici, dal disegno chiarissimo, alle volte persino elementare tanto da sembrare,
in alcuni casi, esemplificazioni pedagogiche della buona maniera di comporre. Seppure estremamente misurate,
le sonate di Benedetto Marcello sono ravvivate da uno spirito fantasioso che pare arrivare direttamente dal
caleidoscopio di invenzioni tematiche elaborate dalla musica strumentale italiana del XVII secolo (specialmente
quella violinistica), prima della normalizzazione di inizio Settecento. Le quantità di idee di cui sono ricchi
i tempi veloci - piccoli motivi bizzari rielaborati ed incastonati, uso frequente del ribattuto, etc. -
sono tuttavia ordinate in uno schema ben preciso, in una formalizzazione di senso compiuto che, probabilmente,
tendeva a raggiungere un linguaggio sostanzialmente equivalente tra i brani in stile italiano (dal carattere
improvvisativo e fantasioso) e quelli in stile francese (danze stilizzate, dalla struttura estremamente rigida).
Sony-RCA, registrato a Sacile, aprile 2010.