al M.o Lele Marchitelli
Niente da fare, gentili voi 11 lettori: Andrea Bacchetti è il più bravo, punto e a capo.
Anche quando suona uno Steinway D Model magari non dei più recenti, lo è, per cui, se vi va,
proseguite la lettura. Iersera, nel Teatro del Casino di Sanremo, davanti a 150 paganti circa,
egli interpretò le Variazioni Goldberg BWV 988, da lui mirabilmente incise nel 2010 per Dynamic
(CDS 659). Le Goldberg del 35enne genovese vivono di una lettura attenta alla sintassi dell'opera
sia nel suo insieme, sia in ognuna delle sue parti e di un'attenzione specialissima alla loro
dimensione melodica. Le asperità tecniche, superate con agilità naturale dall'interprete, furono
rese come sviluppi logici del pensiero musicale: e a questo s'aggiunse la grazia del gesto e la
micidiale precisione del tocco, la cura per le dinamiche, il gusto per i colori e i timbri.
Se raramente si ascolta una variazione X tanto curata negli ornamenti, anche più difficile sarà
ascoltare oggi una resa tanto felice della ricchezza cromatica della XXV. Ancora una volta, infine,
sembrò quasi miracoloso il senso di Bacchetti per il ritmo e i tempi: quanta gioia nelle sarabande
che, non si corresse il serio rischio di suonare ridicoli, si vorrebbero chiamare ballabili.
Nei 4 bis concessi, fece spicco uno spettacolare Pulcinella, da A prole do b Heitor Villa Lobos,
un minuto e mezzo circa in 2/4 di pura allegria, con le mani alternate a rincorrere le melodie
pazzamente innocenti del gran compositore brasiliano, a risaltare esattamente come indicato
in partitura; e, in apertura, una Sonata in la di Domenico Scarlatti, eseguita con
splendido tratto settecentesco.
Conchiusi i 4 bis, il pubblico sciamò, forse non del tutto consapevole d'esser stato testimone di
un concerto prodigioso. Lo scriba sì, e s'è provato a darne conto.