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Il piano di Bacchetti ex-enfant prodige che piaceva a Berio
04 giugno 2012 - pagina 7 - sezione: MILANO
È sulla breccia pianistica da più di 20 anni, nonostante la giovane età. Ex-fanciullo
prodigio (debuttò a 12 anni, con I Solisti Veneti) il ligure Andrea Bacchetti torna
sotto i riflettori della Sala Verdi (per le Serate Musicali) con i giovani amici e
colleghi dell'Orchestra del Conservatorio "Paganini" di Genova, in un'attesa
performance gershwiniana: la proverbiale Rhapsody in Blue, pezzo-simbolo nella magica
fusione fra sapore jazzistico, richiami tra charleston e ragtime e cornice
classico-sinfonica. Classe 1977, un pianismo sapiente maturato all'ombra di alcune
leggende della tastiera come Magaloff, Richter e Horszowsky (celebrato a soli 5 anni
in una celebre poesia di Gozzano), Bacchetti non ha mai fatto mistero della sua
molteplicità di interessi: molto Bach (con un approccio quasi romantico e un'esuberanza
di ornamentazioni), tanto classicismo anche insolito come Cherubini e Galuppi, oltre
a Mendelssohn e ai romantici, ma anche l'amato Berio, il conterraneo che l'aveva
incoraggiato trovando affinità caratteriali e umane. Preso tra i recital in tutto il
mondo - ma sempre appassionato di calcio, memore dei pomeriggi consumati sul campo
dell'oratorio - Bacchetti affronta un programma di agile approccio. Sotto la bacchetta
di Antonio Tappero Merlo scorrono l'Ouverture festiva op. 96 di Shostakovich, la Carmen
Suite di Bizet e il Bolero di Ravel, per un ultimo tocco di fiammeggiante esotismo.
LUIGI DI FRONZO