STEFANO CORTESI
Bacchetti
alla scoperta
di Benedetto
Marcello
«SONATE PER PIANOFORTE»
DI: Benedetto Marcello
INTERPRETI: Andrea Bacchetti (pianoforte)
ETICHETTA: Rca Red Seal (1cd)
Continua l'originale viaggio di Andrea Bacchetti lungo le rarità tastieristiche del '700
italiano: dopo aver realizzato due incisioni riservate a Cherubini e a Galuppi, con un
ampio apprezzamento da parte della critica discografica, ora il pianista genovese propone
una registrazione dedicata a Benedetto Marcello, siglando così un trittico di sicuro interesse.
Ancora una volta sceglie di e- sprimersi attraverso un repertorio semisconosciuto, utilizzando
sem- pre e comunque partiture origi- nali e composizioni inedite, spesso mai eseguite o registrate
sinora: un terreno congeniale alla sua raffinata estetica pianistica e al suo carattere
artistico schivo e riservato. Oggi Benedetto Marcel- lo è ricordato prevalentemente come l'autore
del pamphlet «Teatro alla moda» nel quale, grazie ad una brillante quanto spietata satira
letteraria, denunciò, con pungente ironia, il malco- stume del mondo del melodram- ma del primo '700.
Nato nel 1686 da una nobile famiglia veneziana, dedicò la maggior parte della sua geniale
creatività musicale al genere sacro; tuttavia «il patrizio- veneto», come amava autodefi- nirsi,
lasciò anche una discreta produzione strumentale che, sep- pure non annoveri dei capola- vori,
fu un punto di riferimento per altri più celebri musicisti come Vivaldi.
come Vivaldi. Marcello fu quindi un «Nobile dilettante» del periodo più maturo del barocco venezia- no,
che alternò alla sua principale professione giuridica l'attività letteraria e musicale. Dal disco qui
presentato scaturisce il ritratto di un musicista schivo e aristo- cratico, lontano dai facili
senti- mentalismi e restio a qualsiasi ec- cesso virtuosistico, tratti che si identificano, in straordinaria
sim- biosi, con lo stile esecutivo di Bacchetti. Il suo è un tocco raffi- nato ed elegante, terso e
lumino- so, a volte velato da una tenue e dolce malinconia.
Bacchetti, inoltre, non cerca mai di
assimilare il pianoforte al clavicembalo, strumento per il quale furono scritte le pagine qui incise.
Il suo approccio al '700 tastieristico italiano è senz'altro filtrato da una concezione
inter- pretativa e da un'opinione artistica che, distanti da preoccupazioni di ordine filologico,
elevano queste sonate al ruolo di partiture con- cepite per il pianoforte. Il suo uso del pedale
è continuo, a volte anche robusto, che mai intralcia le sonorità nitide e trasparenti, ri- chieste
dal linguaggio di Marcel- lo, che esige invece un fraseggio ordinato, con frequente ricorso all'uso
dello staccato e a severi ritmi puntati.
Ne guadagnano l'espressiva canta- bilità dei tempi lenti
e l'affabile pacatezza dei movimenti veloci.