21st Apr 2015
Known for his immense and influential operatic and sacred output, Johann Adolf Hasse
wrote relatively little for solo keyboard. All but two of the works on this disc
constitute world premieres, while the two-movement Sonatas Nos 4 and 5 receive their
first recordings on a modern concert grand. Not that the choice of instrument really
matters, because the music's textural dimensions and technical challenges are modest
at best; to play a Hasse sonata on a nine-foot Fazioli Model F278 is like driving a
Rolls-Royce to go get a pasty or a pretzel. Yet with Andrea Bacchetti behind the
proverbial wheel, one should be grateful.
Aside from a discreet filled-in octave or embellishment here and there, Bacchetti
plays these works simply and directly, with just enough colour and nuance to keep
things interesting without overloading the music. He enlivens the D minor organ
fugue's detached and sustained phrasings and eloquently sings out the three-movement
G major Sonata's central Largowith virtually no help from the sustain pedal. Even the
threadbare textures of the strangely proportioned F major Concerto (two short, quick
movements bookending a lengthy slow movement) benefit from Bacchetti's subtle changes
of timbre in order to delineate solo and tutti roles.
His playing always makes a strong case for Hasse's undisputed melodic gifts. The tunes
invariably lodge in your memory, such as those in the aforementioned Fourth Sonata's
long first movement: did Mozart dictate to Hasse back from the future? And Sonata No 5's
Allegro is not unlike a Handel aria supported by Vivaldi's typically churning rhythms.
The intimate, slightly dry sound befits the music to the point of magnifying Bacchetti's
occasional grunts and groans.
Conosciuto per la sua immensa e influente produzione operistica e sacra, Johann Adolf
Hasse ha scritto relativamente poco per tastiera solista. Tutti i lavori su questo disco
costituiscono una prima mondiale a eccezione di due sonate (N. 4 e 5, entrambe composte da
due movimenti), che per la prima volta vengono registrate su un moderno gran piano da concerto.
Non che che la scelta dello strumento conti, in realtà, perché le dimensioni strutturali di
questa musica sono dimesse, nel migliore dei casi; suonare una sonata di Hasse su un gran
coda Fazioli, modello F278, è come guidare una Rolls-Royce per andare a comprare un pasticcino
o un pretzel. Eppure, con Andrea Bacchetti dietro a un simile volante, bisogna esserne grati.
A prescindere da un'ottava riempita discretamente o dagli abbellimenti qua e là, Bacchetti suona
questi lavori in maniera semplice e diretta, con colore e sfumature al minimo indispensabile
per mantenere le cose interessanti senza sovraccaricare la musica. Movimenta il fraseggio staccato
e sostenuto della fuga per organo in re minore e fa risuonare il Largo centrale della sonata
in tre movimenti in sol maggiore con eloquenza, in pratica senza alcun aiuto del pedale di
risonanza. Perfino le deboli strutture del Concerto in fa maggiore dalle strane proporzioni
(due brevi, rapidi movimenti che sorreggono un prolisso movimento lento centrale) traggono
beneficio dai sottili cambiamenti di timbro operati da Bacchetti allo scopo di delineare i
ruoli solisti e gli ensemble.
Il suo suonare crea sempre un solido scrigno per gli indiscutibili doni melodici di Hasse.
I motivi invariabilmente si fissano nella vostra memoria, come quelli del lungo Primo movimento
della suddetta Quarta Sonata: forse Mozart ha dettato a Hasse dal futuro? E l'Allegro della
Sonata N. 5 non è dissimile da un'aria di Handel sorretta dai vorticosi ritmi tipici di Vivaldi.
Il suono intimo, leggermente asciutto, giova alla musica al punto di enfatizzare gli occasionali
sbuffi e mormorii di Bacchetti.